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Saint Germain

Saint-Germain è una delle due parrocchie in cui è suddi­viso il territorio di Montjovet. Si è sviluppata ai piedi del­le imponenti rovine dell'omonimo castello, che costitui­sce, con la chiesa e le costruzioni adiacenti, un angolo pae­saggistico di grande fascino.

Nel Medioevo la comunità fu dapprima soggetta ai locali si­gnori de Monte Joveto, quindi alla prestigiosa casata Challant. Almeno due indizi inducono ad ipotizzare per la località un ruolo rilevante sin dai primi tempi della cristianizzazione del­la regione: l'appellativo di plebanìa, attribuito tradizionalmente ad essa, e l'intitolazione a Germano, vescovo di Auxerre (+ 448). Il primo sembra rimandare ad una delle primitive for­me di organizzazione territoriale della diocesi; il secondo ri­chiama una credenza molto radicata, secondo cui nei luoghi onorati dal passaggio delle spoglie del santo durante la tra­slazione da Ravenna alla terra d'origine sarebbero sorti alcu­ni dei primi centri di culto cristiani: in una cronaca del IX se­colo relativa a questo evento è scritto che il corteo sostò in lo­co qui dicitur Mons Minoris Jovis, identificato da alcuni con la nostra località.

Un'altra tradizione, basata sull'etimologia del nome "Montjovet", riferisce dell'esistenza di un tempietto dedicato dai Romani a Giove, su cui i primi cristiani della zona avreb­bero costruito la loro chiesa.

La parrocchia

In ogni caso, il primo documento in cui si fa menzione della parrocchia di Saint-Germain è una bolla dei 20 aprile 1176, con la quale il papa Alessandro III prese sotto la sua pro­tezione la diocesi di Aosta e ne con­fermò i possessi.

Soggetta nel 1269 alla visita canonica del prevosto della Cattedrale, la parroc­chia tornò negli anni successivi nelle mani del vescovo, alle cui dipendenze figura nella li­sta allegata agli atti del sinodo promosso dal beato Emerico di Quart (1307).

Fino al 1686 la circoscrizione parrocchiale di Saint-Germain si estendeva su tutto il territo­rio di Champdepraz (Rivière de Montjovet), che solo il 7 luglio di quell'anno ottenne di essere eretto a parrocchia autonoma: un ri­cordo di quest'antica situazione sopravvive nel toponimo "Cimitero di Champdepraz", rife­rito ad un appezzamento vicino alla chiesa.

A SaintGermain fu inoltre annessa per molti secoli la par­rocchia di Emarèse, menzionata nel documento già ricorda­to del papa Alessandro III. Nel 1373 le due parrocchie risul­tavano già unite. La nuova separazione fu decretata il 28 a­prile 1747 dal vescovo PierreFrançois de Sales.

La parrocchia, che voluminosi rotoli di consegnamenti me­dievali conservati nell'archivio rivelano ricca di rendite, fu assegnata in commenda a sacerdoti non residenti dal 1410 al 1585.

Un invito ad unire le parrocchie di Saint-Germain e Montjovet venne nel 1780 dalla Royale Délégation. Era, questa, una com­missione incaricata della perequazione fiscale delle comunità del ducato d'Aosta e della determinazione della somma (la "con­grua") da versare ai parroci in cambio delle rendite di natura feudale. Il vescovo respinse la proposta: la chiesa di Montjovet era troppo piccola per accogliere anche i fedeli di Saint-Germain; d'altra parte la chiesa di Saint-Germain era stata da poco rinnovata. La questione proseguì fino al 1814, allorché il vesco­vo di Ivrea e Aosta, mons. Grimaldi, decise di mantenere la si­tuazione esistente.

L'ultimo atto ufficiale riguardante Saint-Germain risale al 1° novembre 1978 e consiste nel decreto di unione aeque princi­paliter di questa parrocchia con quella di Emarèse, emanato da mons. Ovidio Lari.

L'edificio

La chiesa di Saint-Germain nasconde, sotto l'apparenza di un edificio seicentesco, notevoli tracce della costruzione medievale: al Quattrocento risalirebbe l'impianto della chie­sa, le cui murature perimetrali furono, secondo le ultime ipotesi, semplicemente sopraelevate nel corso delle ristrutturazioni del XVII secolo. La modifica delle dimensioni dell'edificio spiega la sproporzione venutasi a creare con il campanile - rimasto allo stato medievale - che in origine doveva apparire più alto e snel­lo. I lavori iniziarono nel 1621, ma si prolungarono per tutto il secolo, anche a causa dell'epidemia di peste che nel 1630 aveva gravemente colpito la popolazione. La chiesa poté essere consa­crata solo nel 1704 dal vescovo Millet d'Arvillars.

Nell'anno 1879 fu costruito l'attuale portico della facciata, a tre fornici: una struttura tipica delle chiese valdostane, sotto cui si insegnava la dottrina ai catecumeni e si svolgevano fasi preli­minari di alcuni sacramenti (da qui anche il nome popolare di porche de mariage, accanto a quello più comune di "paradiso"). Sotto il porticato di questa chiesa, in particolare, si impartiva ai bambini una benedizione in onore di san Germano.

L'interno

Ad unica navata, la chiesa conserva interessanti altari seicenteschi. L'altare maggiore, dalla ricca decorazione barocca di colonne tortili, statuette di angeli e putti, fogliami e altri fregi, è attribuito all'artista valsesiano Giovanni Gilardi, operante attorno alla metà del XVIII sec. È articolato in due re­gistri sovrapposti. Nella tavola centrale sono raffigurati i santi Gregorio Magno, Rocco e Grato (vescovo di Aosta nel V secolo e patrono della diocesi); nel­le nicchie laterali sono collocate le statue di san Grato (a sinistra) e san Giocondo. Nel livello superiore, la statua di san Germano, sormon­tata da una effigie del Padre Eterno benedicente, è affianca­ta nelle nicchie laterali dalle sta­tue di sant'Agostino e san Girolamo. Nella parte culminan­te, infine, svettano tre statue raffiguranti san Giuseppe, un santo vescovo e un santo sacer­dote non identificati. Il taberna­colo è di una tipologia insolita: a forma poligonale, con corona­mento a balaustra, ha dipinti sulla porticina l'immagine di un o­stensorio e sulle due facce laterali angeli con ceri.

Di un certo pregio è la tela, datata 1639, proveniente dal vec­chio altare del Rosario: vi è raffigurata, in uno spazio delimi­tato dai quindici riquadri dei Misteri, l'immagine della Madonna col Bambino, con ai piedi i santi Giacomo Maggiore, Domenico, Caterina e un vescovo ignoto (forse il santo patro­no Germano) in atteggiamento orante. La parte alta dell'alta­re, con la statua di san Giovanni Battista tra due angeli, risa­le probabilmente alla fine del XVII secolo.

A titolo di curiosità, si segnala un riquadro con varie caselle, appeso alla parete sinistra della navata, recante ancora i nomi dei devoti apparte­nenti a una delle lo­cali confraternite, og­gi scomparse.

Tra gli oggetti più preziosi della chiesa, conservati in luogo sicuro, figurano un grande Crocifisso di­pinto del XIV secolo e una croce astile in ra­me argentato e in parte dorato del XV

Le cappelle

Nel pur picco­lo territorio della parroc­chia sono sorte nel tempo alcune cap­pelle, a testimonianza del fervore religioso degli abitanti dei vari villaggi.

Cappella di S. Grato, in località Sappe: fondata nel 1718, saccheggiata dai ladri nel 1963, ridotta ad usi profani dal 1973. Cappelle della Madonna del Monte Carmelo (fino al 1864 dedicata alla Madonna delle Nevi), nella frazione Chenal, e di S. Fabiano e S. Sebastiano, a Estaod: nell'anno 1700 risultavano in cattive condizioni e interdette al culto; furono suc­cessivamente restaurate.

Cappella di S. Rocco a Barmas: fondata nel 1692; un furto sa­crilego l'ha privata dell'originario corredo e persino dell'origi­naria porta d'ingresso.

Cappella di S. Rocco a Ciseran, precedentemente dedicata a san Gregorio Magno: fondata probabilmente nel 1592, come risulta dall'involucro in legno della pietra dell'altare.

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